Una questione
d’interessi

Dopo mesi di acceso dibattito sulla Net Neutrality,
il 26 Febbraio 2015 l’FCC deciderà le sorti di Internet.
Ma basta una legge a cambiare le cose?

2003

Net Neutrality è il principio secondo cui tutti i dati in rete devono essere trattati allo stesso modo.

Il termine è apparso per la prima volta in un paper del 2003 di Tim Wu, professore di Legge alla Columbia University, ed è a oggi l'espressione comune per riferirsi al dibattito sulla regolamentazione del traffico dei pacchetti in rete.

2005

Alcuni provider però limitano il traffico a seconda dei pacchetti.

Nel 2005 il provider Madison River Communications impedisce ai propri utenti di usare servizi VoIP, come ad esempio Skype; nel 2007 Comcast, uno dei maggiori Provider Internet negli USA, comincia a bloccare il traffico torrent.


2008

L’FCC si è espressa più volte contro tali pratiche.

A seguito delle numerose segnalazioni degli utenti, nel 2008 l’FCC ordina a Comcast di non discriminare il traffico torrent.

2008

Comcast vince la causa contro l'FCC.

Comcast fa ricorso alla Corte d'Appello degli Stati Uniti, che afferma che l’FCC non ha l’autorità per poter intervenire sulla gestione del traffico internet da parte dei Provider Internet, quantomeno con la regolamentazione attuale.

OGGI

Gli utenti invocano una legge chiara che definisca regole e limiti da rispettare

Il 26 febbraio 2015 l’FCC è chiamata a votare per la riclassificazione del Title II del Communication Act, una legge federale che regola i servizi di telecomunicazione. Ridefinendo gli ISP come fornitori di servizi primari (common carriers), questi sarebbero obbligati a trattare il traffico senza alcun tipo di discriminazione, garantendo quindi la Net Neutrality.

In Rete si è parlato molto di Net Neutrality

I dati forniti da Google Trends mostrano come le ricerche abbiano subito un forte incremento negli ultimi 12 mesi. Blog, siti d’informazione e altri media hanno parlato molto della questione, mobilitando l’opinione pubblica.


Sulla carta sono tutti a favore,
ma le cose sono più complicate.

Politica, siti d'informazione, attivisti, fornitori di contenuti e provider internet si sono espressi in maniera differente sull'argomento.

Il dibattito in rete è stato analizzato a partire da ricerche mirate su Google, da cui sono emerse due tendenze: c’è chi si esprime utilizzando termini legati a questioni tecniche (es.: come funziona internet), e chi usa espressioni più vicine alla sfera etica (es.: preservare la libertà della Rete).


Obama si è schierato in favore della Net Neutrality, esortando l’FCC a una risoluzione.

Nel video pubblicato il 10 novembre 2014, Barack Obama svela il suo progetto pro Net Neutrality, lanciando una petizione online sostenuta dai senatori democratici. I repubblicani vedono però l’iniziativa come un’intromissione dello Stato, definendola “l’Obamacare” di Internet.

Obama ha usato più termini tecnici

La tag cloud mostra le parole più utilizzate durante il discorso sulla Net Neutrality che Barack Obama ha pubblicato il 10 novembre 2014. Dal grafico emergono prevalentemente parole poco sentimentali con un largo utilizzo di termini tecnici.

  • Termini Etici
  • Termini Tecnici
  • Termini Neutrali

I siti d’informazione non hanno preso una posizione netta.

News e Blog occupano il peso maggiore all’interno dei risultati della ricerca. Gli articoli pubblicati si limitano a riportare lo svolgimento dei fatti senza utilizzare toni accesi o influenzare l’opinione pubblica.

Blog e siti d'informazione occupano l’80% dei risultati della nostra indagine su Google.com

News e Blog parlano la stessa lingua

Il grafico mostra come i termini del dibattito cambino tra news e blog in base alle diverse chiavi di ricerca. Emerge un prevalente utilizzo di termini tecnici volti a riportare la cronaca dei fatti.

"Net Neutrality"
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"Open Internet" + "Against"
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"Open Internet" + "Stand For"
News
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  • Rimuovi filtri

Molte persone hanno protestato sentendo minata la propria libertà in rete.

Le proteste dal basso sono state raccolte da diversi siti di attivismo, che accusano i provider di agire soltanto per i loro interessi economici. L'FCC ha ricevuto più di 800mila commenti durante la consultazione pubblica sulla Net Neutrality.

Ogni petizione firmata sui siti di protesta ha generato un tweet, con una media di 1364 al giorno — circa 1 al minuto.

Gli utenti più attivi su twitter hanno associato l’hashtag #NetNeutrality ad argomenti di dissenso e protesta.

#Telecomprom si riferisce alla cena annuale della FCBA, che vede riunita la lobby delle telecomunicazioni USA, vista dagli attivisti come luogo simbolo del monopolio dei provider. Altri hashtag decisamente più accesi, come #ICANTBREATHE, #FERGUSON, #BLACKLIVESMATTER, si riferiscono alle numerose proteste contro le violenze della polizia nei confronti degli afro-americani.

Nel frattempo Netflix e Comcast continuano a farsi la guerra, cercando di ingraziarsi gli utenti.

I Content Provider (es.: Netflix e Google) temono che i provider creino una rete a due velocità, costringendo gli utenti a dover pagare per continuare a utilizzare i loro servizi. I provider si difendono negando gli scenari distorti proposti dai CP: il loro unico intento è quello di garantire la qualità del servizio offerto.

«A stronger net neutrality to avoid blackouts that plague the cable industry and harms consumers.» — Netflix

«The public discourse has reached a fever pitch: emotion and hyperbole are substituting for fact.»— Comcast

Ma il vero scontro
non è di natura ideologica.

Il dibattito sulla Net Neutrality sembra ruotare attorno a temi legati alla sfera ideologica: la difesa dell’Open Internet, la minaccia di un’autostrada a due velocità, il diritto di accesso alla Rete. Tutti concetti molto potenti in grado di coinvolgere ampie platee.

Il nodo cruciale della questione è però strettamente legato a ragioni economiche.

ISP e CP vogliono rivedere gli accordi economici che regolano il web.

Internet provider come Comcast, AT&T e Verizon vogliono maggior controllo sui contenuti online, garantendosi così ampi margini di guadagno.

D'altra parte i fornitori di contenuti come YouTube, Netflix e Skype, privi di una propria infrastruttura, non hanno intenzione di pagare sempre di più per raggiungere i propri utenti.

Il traffico nasce dai fornitori di contenuti.

Quando guardi un film in streaming, il fornitore dei contenuti invia i pacchetti dati 
in Rete, il cui ultimo tratto è controllato direttamente dai provider internet.

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composizione del traffico internet
Lo streaming video in HD o 4k cresce di anno in anno, sia in volume che in percentuale di traffico. (Cisco Forecast)

Per distribuire con efficienza i contenuti, i fornitori usano i CDN.

I Content Delivery Network sono società specializzate nella distribuzione dei contenuti, in grado di immagazzinare i file pesanti (come lo streaming dei film) in diversi server sparsi nel mondo, così da ridurre la distanza tra fornitore e utente finale.


Ripartizione del mercato CDN negli USA
Negli USA il mercato delle CDN è gestito al 91% dalle 3 compagnie leader. (Deepfield Report)

Alcuni fornitori vogliono essere completamente autonomi.

Netflix e simili stanno aggirando il sistema delle CDN tradizionali costruendo dei canali di distribuzione proprietari, in modo tale da non essere più soggetti a tali accordi.


Variazione del traffico CDN Netflix
Netflix dal 2012 ha rivoluzionato la gestione del proprio traffico con CDN proprietarie. (Deepfield Report)

Ma i pacchetti devono passare per gli ISP prima di arrivare all’utente.

I provider internet hanno stretto accordi commerciali con le CDN tradizionali. Le scorciatoie esterne ai patti già esistenti generano traffico difficile da gestire. Ecco perché quando cerchi di guardare un film o fare una videochiamata tutto si blocca.


Distribuzione ISP negli USA
Il 67% degli statunitensi ha accesso solamente a due o meno provider.
(Analisi SoftBank Group)

Basterà una legge a cambiare le cose?

Il dibattito sulla Net Neutrality è incentrato sul piano ideologico. Ma per comprendere quali siano le parti e gli interessi in gioco è importante conoscerne il lato economico.